mercoledì 27 maggio 2009

Bilancio e ultimo sforzo

Carissimi, mi ero riproposto di tenere un diario di queste giornate frenetiche di campagna elettorale. Poi, alla fine, sono solo riuscito a buttar giù degli appunti che non meritano di essere socializzati. A campagna finita, se ne avrò tempo e voglia, forse ci tornerò su e questo mi aiuterà a riflettere su questo cammino insolito ed inaspettato fatto insieme a tanti - spesso nuovi - amici.
A una decina di giorni dal voto, vorrei, però, fare un piccolo bilancio e qualche considerazione su quello che abbiamo combinato.
Solo qualche settimana fa, il nostro progetto era qualcosa di molto nebuloso e nel nostro piccolo gruppo non c’era molta volontà di impegnarsi in questa cosa: molto scetticismo e molto “ma chi ce lo fa fare”, è molto più utile continuare con l’impegno concreto in progetti che cambiano un po’ la nostra vita (si veda il gaS di Pioppe).
Alla fine, forse grazie all’ostinazione mia e di qualcun altro, è prevalsa l’idea che tutto si tiene e che è importante anche porre la questione della gestione delle istituzioni locali. Questo perchè la democrazia rappresentativa mostra troppi limiti e perchè c’è bisogno di immediate iniezioni di democrazia partecipativa. Ma questa cosa si potrà fare solo se si supera l’attuale gestione partitocratica delle istituzioni che tiene lontani e a debita distanza tutti i fermenti presenti nella società civile.
Un’analisi, la nostra, molto semplice e, ci sembra, molto realistica: basta leggere il programma dell’attuale sindaco di Vergato. Si parla sempre di partecipazione, peccato che i comportamenti amministrativi son stati sinora tutti all’insegna dello scoraggiare e svilire ogni tentativo che vada nel senso della democrazia partecipativa.
Alla fine, in qualche modo, siamo arrivati alla decisione di fare il grande passo: ci saremmo presentati, ma la nostra proposta sarebbe stato un “progetto” di più ampio respiro e non solo legato alla contingenza di una scadenza elettorale.
Senza avere molto tempo a disposizione, abbiamo ragionato sul nome e sul logo. Grazie al contributo di qualche prezioso amico, oggi ci chiamiamo “Altro Appennino” e abbiamo un logo che tutti ci invidiano: semplice, colorato ed evocativo di un possibile “Altro Appennino”, di un luogo, cioè, dove sarà piacevole e bello vivere.
Lavorare al programma è stato altrettanto gratificante ed interessante: su molte questioni, abbiamo registrato diversità di vedute, ma sulle cose fondamentali, ci siamo trovati e la visione di futuro (molto ancorata al presente, però) che abbiamo delineato è davvero patrimonio di noi tutti.
Come definire il progetto e la nostra lista.
A me piace usare due termini: Comunitarismo e neoambientalismo. Queste mi sembrano le due grandi opzioni che ci permettono di qualificare la nostra proposta e che rendono coerenti i vari pezzi del nostro progetto sociale ed economico. C’è l’attenzione alle persone in carne ed ossa, con i problemi economici e sociali, e c’è la profonda convinzione che gli uomini, le comunità umane debbano “rallentare” i processi di crescita economica e debbano rendere più “leggera” le proprie impronte impresse sull’ambiente. C’è, cioè, la consapevolezza che il rispetto per la natura e per le risorse ambientali sono qualcosa che ci devono trascendere, perchè siamo ospiti temporanei di un ecosistema che ospita altre forme di vita e che dovrà, si spera, ospitare anche generazioni future.
Da amministratori, vorremmo un comune, dei comuni, dei territori “sostenibili” (economicamente, socialmente, ambientalmente).
Ci accorgiamo sempre più che anche l’uso di tanti termini sono oggi fonte di equivoci: chi è oggi contrario alla sostenibilità? penso nessuno e, di fatti, anche nei programmi degli amici delle altre liste, ritroviamo questi termini. Magari sono buttai un po’ a casaccio, come si fa nelle ricette: una manciata di ambiente rende il tutto più gradevole e saporito.
Ma i programmi vanno letti nella loro intierezza e globalità: e allora ci accorgiamo che le altre proposte (le 3 di Vergato e le 2 di Grizzana) sono terribilmente vecchie e interne ad un modello sociale ed economico (ma ci metto anche politico) che è in crisi, ma che, si spera, presto possa tornare a girare e a funzionare a pieno regime. E per fare questo, vengono proposte le cose che possono aiutare questo “rimettere in moto” le cose: le infrastrutture, soprattutto, viarie (la bretella Reno-Setta, in primis), il ridimensionamento del parco di MonteSole (i vincoli e la gestione avrebbero bloccato l’iniziativa privata e favorito la crescita degli ungulati), gli insediamenti industriali (come se fosse la politica a far scappare “Arcotronics e, speriamo di no, Saeco). Sul turismo si balbettano cose insulse e si propongono “infrastrutture ricettive” (come se fosse questo il problema del mancato decollo turistico del territorio). E poi, c’è una lunga elencazione di problemi e di possibili risposte amministrative.
La destra (più o meno camuffata) dice che le cose andranno meglio (le stesse cose promesse da tutti) solo perchè loro sono più bravi e meno logorati dal potere che da 60 anni vede al governo locale sempre le stesse forze politiche. Il PD, invece, si affida alla continuità e alla necessaria transizione che, grazie alla contiguità politica in regione e provincia, realizzerà nuovi grandi risultati nella crescita civile, economica, sociale, ecc.
Poi, c’è, a Vergato, la lista di indipendenti del “cinghiale etrusco”, che rappresenta, effettivamente, una novità fuori dai partiti, ma che, sul piano dei contenuti, ripete pedessiquamente il leit motiv della crescita urbana. In questo caso, le cose andranno meglio, perchè hanno un candidato sindaco talmente bravo “che più meglio non si può” (scusatemi l’errore, ma ho sempre avuto una idiosincrasia verso ogni culto della personalità e, in questo caso, la cosa mi sembra infantile ed imbarazzante al di là di ogni buona fede possibile: non li voterei solo per questa visione messianica che hanno del loro “Capo”).
E poi ci siamo noi. Credo che la comunità vergatese, così come quella di Grizzana, ci dovrà ringraziare per la nostra presenza. Siamo gli unici che abbiamo fatto uno sforzo di leggere le nostre società nelle loro paure e difficoltà di fase e siamo gli unici che abbiamo fatto uno sforzo per indicare una strada possibile per uscire “tutti insieme e non dimenticando nessuno indietro” da queste difficoltà, verso un futuro fatto di sobrietà negli stili di vita, fatto, cioè, di meno consumismo, maggior rispetto per la natura e di tante relazioni umane. Meno cose e più amicizia tra le persone sono la nostra piccola ricetta. Che c’entra la politica con questo? Io, da militante comunista, critico e mai dogmatico, ho sempre pensato che la politica non si dovesse occupare della felicità degli uomini (quando l’ha fatto, si sono creati dei “paradisi terrestri” da incubo). E continuo a pensarla così. La libertà, per me, deve essere alla base di ogni regola di convivenza umana. Ma le politiche pubbliche, soprattutto quelle che possono essere pensate e portate avanti nel piccolo, possono, oggi, aiutarci a “sperimentare forme di economia e di socialità nuove”, partendo dalla semplice consapevolezza che le persone da sole, oggi, rischiano di non farcela e c’è bisogno di darsi tutti una mano per affrontare le difficoltà della vita (l’impoverimento materiale, così come quello spirituale).
Noi parliamo di economia sociale, parliamo di rifiuti, di energia, di agricoltura che deve rinascere attorno ad un interesse che deve partire da una nuova generazione di aspiranti agrocoltori, di turismo, cultura, di mobilità dolce, di solidarietà con chi è in difficoltà: tanti tasselli per un progetto collettivo che lasci spazio all’individualità di ognuno e che, sulla base, di una nuova identità comunitaria che parta dalla condivisone di luoghi e di interessi, ci faccia vivere tutti meglio ed in armonia con l’ambiente che ci ospita.
Stiamo cercando di fare alcuni incontri per approfondire queste questioni.
Lunedì 25 abbiamo parlato di borghi collinari, di co-housing, di eco-villaggi, di agricoltura. La domanda, molto pratica, alla quale abbiamo cercato di rispondere è stata: un comune può fare la differenza? noi pensiamo di si. Un comune attento a mobilitare e favorire l’inserimento di giovani famiglie che abbiano voglia di provare un’esistenza diversa.
Si sono analizzati alcuni casi concreti e a noi vicini (Monzuno). Sono venute fuori molte suggestioni e, elezioni o meno, varrà la pena provare a portare avanti e realizzare alcuni progetti di questa natura.
Martedì 26, invece, a Vergato in Galleria 1° Maggio, abbiamo discusso di rifiuti. Anche in questo caso, due assessori della nostra provincia (Sasso Marconi e Monte S. Pietro) ci hanno raccontato di cose straordinarie che amministrazioni coese, determinate e “virtuose” possono portare avanti e realizzare. Il Porta a Porta nella raccolta differenziata è qualcosa che è capace di ribaltare una situazione non più sostenibile nella produzione e nella gestione dei rifiuti.
Gabriele Bollini, invece, della rete ecologista bolognese, ha fatto un’analisi spietata di Hera e delle multiutility. Abbiamo costruito dei mostri e i cittadini, con la privatizzazione di queste vecchie municipalizzate, hanno perso “strutture fondamentali” per gestire servizi fondamentali alla vita delle loro comunità. Esse, ormai, gestiscono questi servizi nell’interesse dei loro azionisti e, nel caso dei rifiuti, non sono interessati nè alla loro riduzione, nè al riuso e riciclo dei materiali, gestendo un inceneritore come quello di Bologna.
Nell’esperienza dei due comuni rappresentati, c’era, in effetti, anche la difficoltà a realizzare un progetto, quando il gestore (Hera) non ne condivide le finalità. C’è, evidentemente la necessità di ripensare queste provatizzazioni, per avere una politica in grado di governare i processi e avere gli strumenti operativi per portare avanti i suoi progetti.
I cittadini di Sasso e di Monte S.Pietro (ma anche Crespellano e Monteveglio) si sono affezionati al porta a porta (80% di gradimento) e non torneranno volentieri indietro al vecchio sistema. Ecco, avere delle persone in carne ed ossa che testimoniano la possibilità concreta di fare delle cose, “le buone pratiche”, è la migliore propaganda alle nostre proposte: semplicemente, ci sono moltissime cose che si possono fare per fare del nostro comune un comune sostenibile e altri le stanno già facendo, mentre “i nostri” sono attardati in vecchie analisi e, soprattutto, portano avanti il vecchiume di sempre.
Sul problema dei rifiuti, noi nella valle del Reno abbiamo qualche problema in più: c’è il COSEA, che potrebbe fare la differenza positiva, ma che i partiti controllano e che Hera vorrebbe annettersi. E’ venuto fuori che avere due candidati PD a Grizzana e Vergato dipendenti di Hera non aiuterà a gestire in maniera innovativa il problema di rifiuti ( e questo senza mettere sotto accusa nessuno, ma Hera è interessata a fare lobbying, anche scorretta, nei confronti del personale politico che può assecondare o meno i suoi appetiti).
Sabato 30, sempre presso la galleria Primo Maggio alle ore 17.00 ragioneremo di Urbanistica e qualità della vita nel nostro territorio. Studieremo quanto accaduto a Vergato. Un gruppo di nostre candidate presenteranno un progetto per immaginare una Vergato diversa e più attenta ai bisogni dei cittadini (a partire dai bambini) e meno subalterna agli interessi dei costruttori. Esse ne discuteranno con alcuni amici “esperti” di queste cose e che ci aiuteranno a fare una riflessione comune su come è stato gestito il territorio e su cosa dovremo cambiare in futuro.
Mercoledì 3 giugno, invece, parleremo di energia. Anche in questo caso, cercheremo di dare l’idea molto concreta di ciò che si potrebbe fare (e che tanti piccoli comuni fanno da parecchi anni) e che, purtroppo, da noi, semplicemente non si fa: per pigrizia? per ignoranza? per interessi? dovremo capirlo, anche per correggere questi atteggiamenti, al governo o all’opposizione, questo non avrà importanza.
In queste settimane abbiamo, come vedete, fatto tanti piccoli miracoli: è stao un miracolo, decidere di candidarsi, è stato un miracolo esserci riusciti, è stato un miracolo aver fatto una discreta opera di diffusione delle nostre idee, tanto che ormai in giro si sa della nostra presenza e della nostra proposta (salvo qualche buco, siamo arrivati un po’ dappertutto). In questa decina di giorni dovremo fare un altro piccolo miracolo: convincere della bontà delle nostre proposte la maggior parte possibile di persone e convincerle dell’utilità di votarci.
Il voto per noi non farà vincere la destra, nè impedirà il cambiamento tanto auspicato dalla destra e che oggi sembra loro possibile. Il voto per noi, semplicemente permetterà di rendere più forte l’unica proposta di cambiamento vera presente in campo. Questa è il gioco della democrazia e ogni appello al voto utile è uno schifoso attentato alla libertà di voto degli elettori.
Ma vorrei invitarvi a tenere presente anche un ultimo aspetto. Noi siamo gli unici che stiamo facendo questa operazione in maniera dl tutto disinteressata e vi inviterei a rileggervi il nostro decalogo per i nostri candidati che troverete nell’ultima pagina del nostro programma amministrativo. Mentre gli altri hanno solo costituito dei “comitati elettorali” attorno a delle persone (e i partiti sono ormai solo questo), noi abbiamo, in tutta tranquillità, deciso i nostri candidati a sindaco, solo l’ultimo giorno utile e dopo aver registrato che tutti avremmo potuto farlo, ma che quasi tutti non volevano farlo. E questo perchè crediamo nella democrazia partecipativa e nella non delega. Non vogliamo salvatori della patria e io e Cesare saremo solo dei portavoce di un gruppo, di un progetto, di Altro Appennino. Se le cose andranno diversamente, se non riusciremo a rimanere in piedi come gruppo, se non ce la faremo a stimolare la partecipazione dei cittadini, il nostro progetto avrà perso, anche se i miei sforzi e quelli di Cesare saranno i più generosi.
Ciò non toglie, ovviamente, che le nostre personalità sono a disposizione del progetto e non saremo meno bravi di altri a interpretare un ruolo difficle quale quello di sindaco, pieno di poetri eccessivi, ma in un quadro di debolezza della politica che spesso rende un sindaco ostaggio dei poteri forti (Hera e compagnia bella).
Con noi, Hera aspetterà il suo turno fuori dalla porta ed entrerà dopo i cittadini, come è giusto che sia.
Chiudo questo lungo sproloquio, invitandovi a fare tutti insieme un ultimo sforzo: proviamo a diffondere le nostre proposte e proviamo a far vincere il nostro progetto. Riuscite ad immaginare quale rivoluzione sarebbe per le nostre comunità avere delle amministrazioni a marchio” Altro Appennino”?
Ebbene, dopo tanti miracoli, ce ne potrebbe essere anche un ultimo.
p.s. dimenticavo di dire che io non credo ai miracoli. Quindi, diamoci una mossa!
Avevamo chiesto agli altri candidati sindaci di fare dei confronti pubblici in piazza. Non ci hanno neanche risposto.
Paolo Giuffrida
(stazione edilizia di Vergato)

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