venerdì 23 maggio 2014

Bilancio di un mandato

È terminata l’esperienza di Altro Appennino in questo mandato elettorale 2009-2013; cosa si può dire?
Parlo a titolo personale, visto che una condivisione collettiva di questo tipo non c’è stata e comunque parto da prima dell’inizio, sarò sicuramente carente per cui invito ad integrare.

È stata una bella esperienza, anche se forse prematura ed “ingenua” , lo è stata fin prima dell’inizio quando una sorta di armata Brancaleone si è radunata intorno ad un’idea di Claudia e Paolo e non so di chi altro. Un pezzo di popolo si è messo a far politica e, con interminabili discussioni, abbiamo messo a punto il programma, trovato i candidati e ci siamo immersi nella campagna elettorale.

Occorre subito citare gli oltre 200 cittadini di Vergato e gli oltre 200 di Grizzana che ci hanno scelti, un successo che mi ha sorpreso, soprattutto a Vergato dove eravamo meno conosciuti, il gioco delle cifre ha determinato 0 consiglieri a Vergato e 1 a Grizzana.
Il consigliere eletto è stato Cesare Zecca e devo dire che il ruolo di consigliere lo ha svolto sempre nell’ottica di “portavoce del gruppo” votando anche in difformità delle proprie idee personali ma mantenendo il rigore di portavoce; a Vergato abbiamo cercato di seguire i consigli comunali (soprattutto il sottoscritto e Massimo Bellini) ma la nostra resistenza è via via scemata fino di fatto alla rinuncia.
Cosa abbiamo ottenuto? NULLA perché il nostro sistema elettorale è bloccato e le maggioranze sono blindate… però c’eravamo ed abbiamo detto la nostra. Non è un Nulla totale:

Qualche nota “divertente” gli “scazzi” e, permettetemi esprimo pareri personali, il più delle volte ed i più feroci sono stati “confronti scontri” su posizioni del sig Zecca espresse pubblicamente ma a titolo personale, i temi erano soprattutto di controllo demografico che, non a caso, non avevano trovato condivisione per cui erano stati tenuti fuori dal programma. L’emotività di molti era tale da non distinguere le idee personali (di tutti) dagli atti ufficiali (del consigliere).
Altre volte, meno “scazzi” e meno feroci, scattava il fatto che “il problema che illustro” è “il problema” cioè la priorità e qui volta per volta erano gli ungulati, i passaggi privatizzati, le scie chimiche, la “privatizzazione” dell’acqua di Sanguineda, le nuove spese in strade ed illuminazione, l’abbandono delle ferrovie ecc. .

CONCLUSIONI (ovviamente mie personali)

Consigliere di minoranza è un lavoro ingrato, leggi tutto, studi, motivi ogni singolo tuo atto e.. non serve a niente, il voto è blindato ma,se alla maggioranza piace, te lo scippa ed il dirti grazie dipende solo all’educazione.

Reggere il quotidiano nel tempo non è mai banale, le strutture resistono i gruppi di volontari cedono e spesso solo per accumulo di cialtronerie.

Defezioni tante e spesso per incaponimento su singoli fatti esasperati e tolti dal contesto.

Distruggere è facile ed immediato, costruire è lungo faticoso e fragile, ognuno di noi, chi più chi meno, dovrebbe “vedersela col proprio psicoterapeuta” nel senso che spesso il “deragliamento emotivo” è tale da far scoppiare vere e proprie bombe sul nulla, su parole che dovrebbero solo innescare discussioni ed approfondimento, anche il “mantenere l’impegno” dovrebbe avere quel minimo d’attenzione per non “lasciar cadere” cioè, posso ed è legittimo non esserci per problemi, impegni, mancanza di voglia, molto meno legittimo il delegittimare e l’innescare negli altri la sfiducia, è più onesto illustrare le ragioni per chiedere lo scioglimento del gruppo o dichiararne la propria fuoriuscita.

Abbiamo lasciato solo il consigliere, invece di farci banalmente un crono programma di chi, volta per volta, si recava in consiglio comunale con Cesare Zecca abbiamo lasciato fare al caso, a volte c’eravamo e poi sempre più spesso no… difficile chiedere come votare ad un gruppo che “non c’è” ma quando il gruppo c’era il consigliere si è sempre consultato ritenendosi “portavoce pro tempore”.

Abbiamo perso però abbiamo VINTO, nel senso che a pochi anni di distanza sono diventate comuni parole come “consumo di territorio”, “sostenibilità”, qualcuno alla parola “crescita” associa sempre di più un’obesità che si abbuffa ancora di più piuttosto che qualcosa di bello, purtroppo qualcuno chiede ancora “lavoro” e non “reddito”, abbiamo dato il nostro piccolo contributo ad una evoluzione culturale senza aspettare necessariamente il disastro che ce la renderà obbligatoria.


Valerio Pezzoli