- Facciamo un piccolo esperimento. Guardate le tre figure e dite qual è la correlazione tra loro. Potreste rispondere in molti modi diversi [...]. E sono certo che potreste elaborare molte altre indicazioni. Si tratta sempre di definizioni della stessa immagine che però rispondono ad approcci completamente diversi.
Anthony Robbins
Nelle conversazioni / sfogo a caldo successive Sindaca e capogruppo Cucchi (lista di maggioranza, Qualità e Futuro per Grizzana) hanno usato a loro volta delle espressioni energiche e colorite (vigliacca, cazzo, ...). Va bene: c'era dell'emotività ed essa emergeva, tutto assolutamente comprensibile e fisiologico.
Ho fatto presente che la conferenza dei capigruppo è un gruppo e come tale presenta dinamiche di espressione, di interazione e di conflitto che sono note e che sarebbe opportuno (secondo me è anche un dovere etico) "rimanere sul pezzo" ovvero superare le difficoltà dovute a caratteri e modalità espressive (anche molto) diversi. Il risultato è che non abbiamo potuto parlare del problema in questione al prossimo consiglio comunale (lavori per la strada Monteacuto - Molino di Maccagnano) e io mi sono perso alcune obiezioni di tipo tecnico da parte di Mirco Baldi appena accennate che mi sembravano interessanti.
In seguito, a conferenza terminata, ho espresso a Sindaca e capogruppo Cucchi quanto segue:
- E' necessario accettare che esistano modalità emotive e livelli energetici nell'espressione che possono esserci sgradevoli.
- Il conflitto è parte della politica, ritenerlo inaccettabile è incompatibile con l'essenza delle nostre candidature e del nostro mandato.
- Censurare queste modalità significa eliminare dal dibattito e dal confronto chi usa modalità diverse (più energia, irruenza, franchezza, radicalità, registri linguistici diversi, emotività) e ciò non è ammissibile in quanto diventa una forma implicita di censura.
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Se non ti esprimi come me allora finisci che non parli o non puoi parlare o ti metto tanta e tale pressione addosso che non senti libero di esprimerti (persone in disaccordo anche profondo ma non così energiche finiscono per autocensurarsi, si può addirittura non arrivare all'emergere del conflitto). - Oscar Wilde diceva che se non si fa incazzare il proprio interlocutore allora non si ha detto niente. Se siamo convinti della correttezza e ben radicati nella nostra posizione (, l'energia la) lasciamo scorrere.
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Alcune arti marziali come l'aikido fanno proprio dello spostare l'energia (del governarla senza contrapporcisi frontalmente) il fulcro della disciplina. La comunicazione che (ci) urta spesso ha contenuti di pregio, c'è correlazione tra reazione e azione, un azione forte (anche positiva) può scatenare re-azioni forti, ma ciò non è affatto e non ha alcuna corrispondenza logica sulla valutazione sui contenuti (sulla semantica) della comunicato. - Esistono interessanti osservazioni ed usi relativi alla conflittualità assertiva (productive conflict in inglese, qui per iniziare, ad esempio, v. anche (1, 2)).
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E sull'utilità di comprendere il conflitto nella dinamica dei gruppi e di renderla un eccellente e assai fruttifero propellente, un propulsore ecologico. Ho un amico che lavora a Mountain View (Google) che mi ha detto che quell'azienda promuove a man bassa la conflittualità assertiva. Io stesso ho avuto modo di lavorare (azienda precedente) in codirezione di un progetto critico e decisamente complesso (ebbe successo!) in cui le riunioni tecniche e strategiche finivano spesso in splendide zuffe in cui confrontavamo aspetti ingegneristici, strategici, soluzioni, pro e contro, tecnologie, aspetti di conduzione, filosofia, etc.. Uscivamo stanchi (a volte esausti) ma con risultati eccellenti e con un spirito di squadra eccellente, rinvigorito e ad un livello superiore.
Ovviamente anche la conflittualità assertiva ha pro e contro: richiede osservazione e compensione dell'(esistenza dell') ego e del suo impatto sulle dinamiche interpersonali e di gruppo, richiede allenamento rispetto a livelli energetici superiori, attitudine o allenamento al confronto critico e all'apertura a poli (anche radicalmente) diversi sono ancora requisiti psicologicamente costosi. Non poche persone si trovano male a lavorare con questo metodo.
Eheheh, dovremmo invitare gli interessati alle simpatiche zuffe scalmanate di Altro Appennino o di gaS Pioppe, sarebbero palestre efficaci e di buon livello.
Lo "stare sul pezzo" e arrivare a soluzioni utili per il bene comune (che abbiano prospettive) può essere (molto) impegnativo. Si rientra sempre nella fatica della dimensione spirituale (ciò che viene valutato nel tempo che non sia dopodomani o questa settimana o trimestre corrente è uno dei belzebù della società liquida, un tabù de-facto) e ci trova spesso impreparati.
Come Moretti io ho una innata simpatia per le minoranze e per le minoranze nelle minoranze, le minoranze nelle maggioranze.
Potremo quasi ...ringraziare queste difficoltà che sono opportunità stimolanti.
Cesare Zecca
Note
- Ron Kraybill, 5 Styles Conflict Styles, Institute for Conscious Change
http://www.consciouschange.org/Community/5-StylesofConflict.htm - Autore sconosciuto, Encouraging Productive Conflict, Team Building
http://www.teambuildingportal.com/articles/effective-teams/encourage-productive-conflict - Anthony Robbins, Come ottenere il meglio da se stessi e dagli altri, cap. 14, Metaprogrammi, Adeguanti e disadeguanti, p. 241 - 246, Bompiani.
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