giovedì 9 aprile 2009

Ungulati



"I cinghiali in città non ci devono stare: li abbiamo trovati anche in porto e all’ospedale"

C'è un articolo divertente sull'interazione tra suinidi e umani nella città della Lanterna. Un altro articolo, meno divertente, parla di cosa sta succedendo a Sumatra, in questo caso si tratta di felini e non di suini.

E' necessario, per capire e com-prendere, cambiare punto di osservazione, osservare la realtà che è MOLTO diversa da quanto sostenuto dai gruppi di interesse e dai politicanti che prendono voto da specifiche minoranze. E' importante sapere che esistono più punti di vista e osservare la realtà da essi.
La crescita edilizia e demografica nella valle del Reno e non solo restringe gli areali utili alla fauna non umana.
D'altra parte, sul territorio, cosa osserviamo? Gli interessi di cacciatori, cinghialai, bracconieri, cervieri, ristoratori, dei turisti della domenica quant'èbelloildaino, salvo incazzarsi come delle jene imbufalite quando l'amato cervide centrato fa dainni di qualche migliaio di euro alla propria auto, etc.

Tra le altre cose, in fondo alla lista - più sotto non è possibile, la pagina è finita - ci sono pure gli interessi di contadini e semplici residenti i fondi dei quali, di fatto, nella realtà, sono utilizzati a mo di allevamento brado di fauna (non umana) "gestita" da cacciatori umani per lucro e fors'anche un po' di passione venatoria (mah, un conto è Rigoni Stern, un conto andare per colli e fondi altrui con suvvazzi e jeepponi, elettronica ed armi di precisione assoluta).
C'è da ristabilire un equilibrio: gli agricoltori che subiscono danni sistematici e sovente completi alle produzioni devono tornare attori, buona parte del potere sulla gestione venatoria deve essere governato da chi sostiene i costi e danni e quindi passare dai cacciatori-allevatori-allo-stato-brado-su-fondi-altrui agli agricoltori. E' sufficiente ascoltare gli aneddoti di molti contadini ed abitanti in zone rurali per capire come le leggi che dovrebbero regolare la caccia siano, il più delle volte, irrise, messe sotto i piedi e pure sotti i copertoni di suvvoni ed altro, ascoltare che in provincia, i soldi per i risarcimenti ai guasti alle culture non ci sono quasi mai. E' il teatrino all'italiana di leggi fatte per mettere a posto le coscienze e per darsi un vanto di ambientalismo e poi regolarmente disattese. I controlli non ci sono, le pene neppure, la carne di cervo, capriolo e cinghiale frutta benissimo (migliaia di euro, quasi sempre in nero).
I predatori naturali (il lupo) ora sono visti come fumo negli occhi, anche dai cacciatori, spesso eliminati illegalmente (bocconi avvelenati) sono invece elementi equilibratori fondamentali nel contenere gli ungulati e hanno capacità selettive estremamente migliori dei cari sparoseletelecontrollori.
Parco divertimenti per sportivi. E gli agricoltori e gli abitanti rurali? Si pigliano i danni, stiano pure zitti e cacati, cornuti e mazziati, cerchino di non intralciare durante le braccate. Il conflitto tra agricoltori e cacciatori attraversa tutta l'antropologia e ha visto sempre i primi soccombere ai secondi, storicamente armati e violenti (non cambia molto se ariani vincitori e dravida sconfitti della civiltà indusiana, se si trattò di cacciatori europei di bisonti europei responsabili del genocidio dei nativi nordamericani, se in Darfur gli agricoltori cristiani stanziali neri soccombono ai cacciatori mussulmani nomadi arabi, se tutsi o zulu... etc.).

A medio termine c'è la necessità di rivitalizzare il settore primario (le parole hanno un significato!) per sfamare i 60 milioni di italiani e, localmente, le varie decine di migliaia di renani, che, l'Italia e la valle del Reno semplicemente non possono reggere assolutamente in tal numero (impronta ecologica: 2,42).
A lungo termine è necessario pensare ad un calo graduale e gestito della popolazione che permetta la sostenibilità e la riproducibilità delle risorse e che garantisca ampie zone (più ampie!) di territorio selvatico, incolto, libero e disponibile per fauna non umana e per la rigenerazione delle risorse (biomasse e boschi, acqua e falde, ossigeno, risorse paesaggistiche per il turismo, etc.).
Homo Sapiens necessita di ambiente e Natura (senza semplicemente non campa).
La Natura non necessita di Homo Sapiens.
Dal punto di vista scientifico, e pure del buon senso, l'antropocentrismo è un falso, una credenza che, dal punto di vista logico, non sta in piedi neppure con le stampelle.
Se si vuole vivere bene, è necessario usare scienza e conoscenza e un metodo scientifico, equo ed etico nell'affrontare la questione e governarla. Si parte dallo stato attuale, risultato assai problematico di una  gestione per  il danno comune e il beneficio di pochi, ed è necessario un radicale cambiamento di rotta per passare da un problema a una caratteristica/opportunità nella quale, chi sostiene i costi maggiori, abbia le maggiori voci in capitolo, conservando bioricchezza e biodiversità.

"Gli umani sui colli non ci devono stare: li abbiamo trovati anche nel bosco e tra i prati, nella nuova cava al fiume..."

Cesare Zecca

1 commento:

  1. max Says:
    aprile 10th, 2009 at 17:22 edit

    Quando ho preso casa in zona preparco, sapevo chiaramente che gli abitanti del bosco avrebbero gradito il mio orticello………….. in fondo……….è casa loro.
    Ho speso quello che mi era rimasto per una recinzione, non sono andato in comune a farmi risolvere un problema che io ho creato invadendo casa loro …………. la mia è stata una libera scelta e mi assumo le responsabilità delle mie azioni…………….
    Cinghiale:
    Il cinghiale è presente nella regione mediterranea precedentemente alla comparsa dell’uomo. Oggi vive nei boschi dell’Europa centrale, delle regioni mediterranee e dell’Asia meridionale fino all’Indonesia. Fu importato dagli spagnoli nel Nordamerica alla metà del Cinquecento, e si è naturalizzato in vaste aree degli Stati Uniti (dove viene chiamato razorback).


    max Says:
    aprile 10th, 2009 at 19:12 edit

    http://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=58135

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