mercoledì 17 giugno 2009

Sanguineda

Sanguineda-Vergato, tra le altre, ha la perfezione estetica e non solo dell’assenza di illuminazione (violenta) pubblica. Ero là in cima, a godermi un angolo di paradiso, odoroso di profumi di ginestra, di vento caldo di giugno, di architetture di vita  per il benvivere, ieri sera.
Una perfezione estetica, fatta anche di ciò che è scomparso, che è prezioso e cioè l’oscurità.
Osservavo, sotto, l’orrendo tumore di Pioppe Grizzana-Marzabotto, illuminato violentemente.  La violenza edilizia, la prepotenza energivora, l’esibizione sistematica dell’orribile, le liturgie del brutto, la corruttela e puttanità, lo sfruttamento della terra e del territorio, non sono affatto né una teoria né un’allegoria.
La qualità del vivere non è neppur paragonabile tra il nuovo mediocre e il vecchio eccellente.
I tumori crescono in fretta, succhiano tutti e rendono pessima se non infernale la vita dell’ospite, degli ospiti.
Nella piccola e bucolica armonia, anche Sanguineda non ne è esente.
Cesare Zecca

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