giovedì 8 ottobre 2009

Edilizia in crisi (dopo aver rovinato tutto il resto)

Prendo spunto da un’articolo pubblicato da Francesco Fabbriani nel suo luogo. La crisi dell’edilizia è troppo tardiva, considerati scempi e i danni gravi ed irrecuperabili perpetrati ad ambiente e alle comunità che esso ospita.
Pioppe di Salvaro è la rappresentazione lampante del tumore edilizio impazzito privo di ogni parvenza di sostenibilità (manca l’acqua per i consumi spropositati dovuti all’inurbazione di massa degli ultimi anni, portata a furia di autobotti, per gran parte dei mesi dell’anno, dopo anni di campagna battenti la quantità di raccolta differenziata è ad uno stitico 20.99%, il parcheggio della stazione realizzato da poco è già stipato ed esaurito gran parte dei giorni feriali, le fogne sono sottodimensionate…).
Piani irregolatori scellerati hanno venduto territorio e massacrato qualità del vivere dei residenti (che mugugnano, mugugnano e poi continuano a votare i loro sadici amministratori pro interessi di (pochi) terzi), per creare interi paesi dormitorio, Pioppe nello specifico, nei quali le infrastrutture collassano per il carico che si abbatte su di esse.
Proprio in figura (3a dall’alto nell’articolo citato) c’è dell’edilizia, fatta anche benino, con un certo criterio (buona classe energetica) in un posto nel quale, semplicemente, NON avrebbe dovuto in alcun modo essere stata fatta data l’intensità volumetrica e di superficie già ben oltre la decenza. Lì sotto, c’era un laghetto, prima e poi un bel campo che dava lavoro e poi un terreno incolto che in quest’epoca, invece di un brutto cantiere, era un mare di splendidi fiori gialli di topinambour.
Una volta.
Ora i residenti stanno da anni “scassati” con cantieri su cantieri, con un degrado continuo della qualità di vita, rumore, polvere, traffico, ruspe, betoniere, rifiuti sparsi ogni dove dalle maestranze edili nelle pause, rifiuti plastici  di cantiere spesso inceneriti in campo aperto (in anni passati feci più segnalazioni al 1515 del Corpo forestale dello Stato per questa scellerata usanza spargi diossina) etc.
La lottizzazione insensata della Casella, una proliferazione abnorme di condomini così stipati che neppure in città si vede qualcosa del genere, di decine di appartamenti vuoti comporta anche il crollo del valore dell’edilizia preesistente, con sottrazione - trasferimento continui di valore dalle tasche dei privati a quelle di costruttori - proprietari terrieri - immobiliaristi che lavorano sul nuovo (invenduto) e con una reclusione de facto dei residenti che anche se volessero scappare da questa metastasi cementizia semplicemente non riescono a vendere, a causa della valanga di offerta del nuovo.
A Pioppe, come a Vergato, a Pian di Venola, a Borgonuovo, a Riola, a Marano, si osserva il consumo folle di territorio e i  danni che essi procura in ogni manifestazione del vivere, sia esso la semplice carenza di acqua potabile (sprecata a migliaia di metri cubi per la pratica demente sempre più diffusa dei praticelli all’inglese che i nuovi “immigrati” praticano nelle loro nuove casette) il collasso delle strutture per traffico pendolare, l’incompatibilità con attività produttive, l’aumento dei prezzi dei terreni agricoli che sega le gambe alle nuove generazioni interessate a tornare ad un’agricoltura di qualità, la sedazione continua di eco-nomia virtuosa e che da lavoro, anno per anno, come quella agricola, avvelenata dalle attese drogate di rendite edilizie, mesi interi di migliaia di vite umane sprecati in trasferimenti pendolari sempre più lunghi dovuti all’esplosione del traffico automobilistico privato.
La crisi del mercato immobiliare è tardiva: il parco di invenduto è spropositato, il consumo folle del territorio già compiuto (Emilia Romagna 3a peggiore regione in Italia) i problemi creati da questo sviluppo patologico e patogeno rovinano già la vita di molte persone e creano problemi che si sommano ai precedenti, aggravandoli.
La frittata è già stata fatta.
Molto danno comune e molti utili per pochi.
No grazie.
P.S.
Nota bene, a Pioppe è prevista un’altra alluvione lottizzatoria edilizia, nei prati a sud / valle di via Casella, altezza incrocio via del Boscaiolo.
Al peggio non c’è limite.
Cesare Zecca
Stop al consumo di territorio
Campagna Nazionale


091008_ediliziaincrisi

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